Petizione "A chi compete la cultura?"

La Riforma delle Province italiane mette in serio pericolo l’esistenza di tutte le strutture e i servizi culturali fino ad oggi di competenza provinciale. Dal 1 gennaio 2015 la loro gestione viene demandata ad altri enti - Regioni e Comuni in primis - che sono chiamati a finanziarli, occuparsi delle loro attività e prendersi carico del loro personale. Il rischio è che per per molti beni culturali la riforma si traduca in un fallimento e che centinaia di musei, biblioteche, reti e sistemi territoriali vadano incontro a una drammatica chiusura o a un drastico ridimensionamento di attività e servizi.
Firma la petizione per evitare che accada tutto questo.
Mab Italia

La Riforma delle Province italiane (L. 56/2014, cosiddetta "Legge Delrio") mette in serio pericolo l’esistenza di tutte le strutture e i servizi culturali fino ad oggi di competenza provinciale. Dal 1 gennaio 2015, infatti, la loro gestione viene rimandata ad altri enti - Regioni e Comuni in primis - che sono chiamati a finanziarli, occuparsi delle loro attività e prendersi carico del loro personale.

Eppure sono pochissime le Amministrazioni che hanno già provveduto in tal senso (spesso con atti temporanei) e in tutta Italia si respira un clima di incertezza diffusa, senza occasioni di confronto, senza una visione unitaria ma soprattutto con una preoccupante mancanza di chiarezza sulle risorse finanziarie a disposizione.

Sono tanti i punti critici: i servizi ai cittadini e ai turisti, la tutela del patrimonio, la continuità dell’offerta culturale, i posti di lavoro a rischio, la dispersione delle professionalità, la continuità degli investimenti, l’efficacia dei fondi spesi finora, il rapporto con i territori.


Il rischio è che per per molti beni culturali la riforma si traduca in un fallimento e che centinaia di musei, biblioteche, reti e sistemi territoriali vadano incontro a una drammatica chiusura o, se va bene, a un drastico ridimensionamento di attività e servizi.

UN PERICOLO ENORME PER IL NOSTRO PATRIMONIO CULTURALE.
UN DISASTRO SENZA SE E SENZA MA.

Questo è quello che chiediamo:

1. - Salvare il funzionamento di centinaia di musei, biblioteche, archivi, istituti e sistemi culturali in tutta Italia, fino ad oggi di competenza delle Province.

2. - Tutelare il patrimonio da loro conservato e valorizzato (collezioni museali, beni librari e documentali, archivi multimediali, fondi storici).

3. - Garantirne l’apertura, la continuità e la qualità dei servizi e la loro preziosa attività (mostre, esposizioni, eventi culturali, incontri, didattica, prestiti librari, informatizzazione e digitalizzazione, promozione territoriale, scambi culturali).

4. - Tutelare e conservare gli edifici che li ospitano, spesso essi stessi di enorme valore.

5. - Garantire il funzionamento delle tante reti e sistemi che gravitano attorno ad essi, per i quali coordinano servizi avanzati e diffusi al territorio.

6. - Salvaguardare le competenze di centinaia di operatori culturali e gli anni investiti in ricerca, conservazione e valorizzazione, senza disperderne le professionalità in altri incarichi e funzioni.

7. - Ottimizzare la gestione finanziaria di questi istituti senza effettuare tagli lineari ma attraverso un’azione di trasparenza, razionalizzazione delle spese e valorizzazione del merito.

8. - Garantire continuità ai progetti europei e agli accordi nazionali e internazionali che questi istituti culturali hanno in essere, tutelando gli investimenti pubblici e privati degli ultimi anni.

9. - Garantire che gli enti e le istituzioni chiamati a decidere sulla gestione dei beni culturali delle Province riformate non effettuino valutazioni “politiche” ma “tecniche”, all’interno di una visione il più possibile strategica e condivisa.

10. - Invitare ai tavoli decisionali in tutta Italia i rappresentanti delle principali associazioni professionali della cultura (ICOM, AIB, ANAI).